Amministrazione

Inaccettabile mettere in dubbio vigenza Anq

Inaccettabile mettere in dubbio vigenza Anq

Organi periferici Amministrazione e Dipartimento non delegittimino firma Ministro dell’interno

 

Al        Sig. Capo della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza

Ministero dell’interno – Dipartimento della pubblica sicurezza

               Prefetto Alessandro Pansa

R o m a

 

Oggetto:  inaccettabile mancata assunzione responsabilità su inoppugnabile vigenza dell’Anq.

–  Richiesta autorevole intervento.

Signor Capo della Polizia,

ci vediamo nostro malgrado costretti ad evidenziare un’inaccettabile presa di posizione assunta da codesto Dipartimento nei confronti di altrettanto inammissibili condotte assunte da taluni Organi periferici di codesta Amministrazione della pubblica sicurezza, tendenti a mettere in discussione la vigenza dell’Accordo nazionale quadro sottoscritto il 31 luglio 2009 dalle Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del personale della Polizia di Stato e dal Sig. Ministro dell’interno pro tempore, presente per delega nella persona dell’allora Sottosegretario all’interno con delega alla Polizia di Stato.

Già in passato i Sigg.ri Questori di Salerno, Treviso ed Imperia, per resistere alle citazioni in giudizio innanzi ai Giudici del lavoro competenti per territorio aditi dalle rispettive segreterie provinciali delle Organizzazioni sindacali per violazioni del citato Anq, si erano costituiti argomentando che quest’ultimo sarebbe stato abrogato dall’art. 65, d.lgs. 27 ottobre 2009, ove si dispone che i contratti collettivi integrativi vigenti alla sua entrata in vigore, in caso di mancato adeguamento alle previsioni contenute nel d.lgs. medesimo, con particolare riferimento all’esclusione dalla contrattazione collettiva delle materie attinenti all’organizzazione degli uffici, cessano la loro efficacia dal 1° gennaio 2011.

Appare di tutta evidenza che l’attività negoziale – che peraltro ha visto impegnati a lungo ed in costante sinergia Dipartimento e Sindacati – non poteva certo prescindere dai vincoli di Legge e, come noto, per la Polizia di Stato l’esclusione dalla contrattazione collettiva della materia “organizzazione degli uffici” vige da sempre ed è stata ribadita, da ultimo, dall’art. 6 del d.lgs. 12 maggio 1995, n. 195 – che ha istituito il Comparto negoziale “Sicurezza e difesa” – in attuazione dell’art. 2, co. 4, legge 6 marzo 1992, n. 216.

Come può un Organo periferico di un’Amministrazione – peraltro quella posta a presidio della legalità – affermare davanti ad un Giudice che il Vertice tecnico e quello politico di quella stessa Amministrazione avrebbero sottoscritto un accordo di contrattazione integrativa in violazione di Legge?

Sarebbe stato più che lecito attendersi un’immediata reprimenda nei confronti di quegli Organi periferici che, nei fatti, avevano ufficialmente smentito i propri Vertici ed invece non solo ciò non è accaduto, ma c’è stato di più, e di peggio: un altro Organo periferico – il Sig. Dirigente del Compartimento Polizia Ferroviaria Puglia, Basilicata e Molise – ha addirittura autonomamente “applicato” l’art. 65, d.lgs. 150/2009.

Peraltro tale “applicazione” si appalesa ictu oculi come condotta antisindacale in quanto essa viene annunciata non nel corso delle relazioni introduttive tenute dal Sig. Dirigente nelle riunioni finalizzate a sottoscrivere gli accordi per l’attuazione dell’istituto della reperibilità “pattizia” – ai sensi dell’art. 18 Anq – presso i vari Uffici sede di contrattazione decentrata in cui si articola quel Compartimento, ma solo dopo che – nel corso di quelle riunioni – i rappresentanti sindacali comunicavano la loro intenzione di non sottoscrivere alcun accordo, aderendo così alla nota iniziativa di protesta indetta da questa ed altre Segreterie nazionali.

Anche in questo caso ci saremmo aspettati un tempestivo ed efficace intervento da parte dell’Amministrazione centrale, ma è proprio da questa che ci è giunta la più amara sorpresa: codesto Dipartimento, anziché difendere il proprio operato e la firma fatta apporre al Ministro dell’interno su un Anq pienamente ossequioso di un divieto di Legge – introdotto nel 2009 per il restante pubblico impiego, ma già vigente per la Polizia di Stato – si è rivolto per il classico “parere” alla Funzione pubblica.

Sappiamo per certo da fonte qualificata che la Presidenza del Consiglio – Dipartimento della funzione pubblica molto presto riaffermerà ufficialmente che il d.lgs. 150/2009 non incide in alcun modo sull’Anq attualmente vigente per l’Amministrazione della pubblica sicurezza e che quindi verrà in evidenza il fallimento di un goffo tentativo di aggirare accordi sottoscritti tra Parte pubblica e Parti sociali ma, cionondimeno, nel frattempo condotte palesemente antisindacali sono state consumate senza che si udisse la voce autorevole di quel Vertice che quegli accordi aveva sottoscritto nel pieno rispetto della Legge.

In tutta franchezza non possiamo esimerci dal condannare senza appello l’atteggiamento degli Organi periferici, ma soprattutto degli Uffici centrali che, con una condotta che ad essere benevoli potremmo definire farisaica e pilatesca, anziché adempiere alle proprie funzioni di indirizzo, impulso e controllo nei confronti delle dipendenti articolazioni, hanno di fatto consentito l’inadempienza contrattuale della Parte pubblica nei confronti dei rappresentanti dei lavoratori e – quindi – dei lavoratori medesimi.

In un momento in cui la congiuntura economica del Paese impone a chi tutela la sicurezza di cittadini ed istituzioni sacrifici ancora maggiori di quelli richiesti a molte altre categorie sarebbe stato lecito aspettarsi una linea di condotta profondamente diversa da parte del Ministero che, mentre ha l’alta responsabilità di far rispettare a tutti le norme, le ha invece disattese, giungendo addirittura a violare proprio quelle che ha contribuito a scrivere ed ha poi sottoscritto.

Signor Capo, così non va e, nel rinnovarLe i sensi della più elevata stima, La preghiamo di far sentire tempestivamente la sua autorevole voce.

 

 

 

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