Libertà sindacali per i poliziotti, obiettivo strategico della Uil Polizia. Intervista al Segretario Generale Aggiunto Calogero Mallia
Di recente il Consiglio di Stato evidenziando il contrasto del divieto di costituire associazioni sindacali per i militari con gli art.li 11 e 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo ha sottoposto la questione alla Corte Costituzionale: ritieni che il muro di divieti che limita anche le nostre libertà sindacali stia crollando?
Parlare di libertà sindacali mi riporta alla mia giovinezza, e soprattutto al dibattito ed alle iniziative politiche che hanno portato alla legge 121/81, tappa fondamentale per lo sviluppo democratico del nostro paese. Sul tema delle libertà sindacali nella nuova polizia smilitarizzata il mondo politico si divise, CGIL, CISL e UIL sostennero il neonato movimento sindacale ed una parte della politica vide con lungimiranza nella sindacalizzazione di questo personale un tassello del più ampio percorso di creazione di una Polizia più moderna, più efficiente, più democratica e soprattutto più qualificata sotto il profilo della professionalità.
Un’altra parte politica riteneva che le particolari funzioni affidate alla Polizia di Stato, avrebbero giustificato una limitazione della piena ed assoluta libertà sindacale garantita agli altri lavoratori dalla Costituzione. C’era chi sosteneva, libertà sindacale piena, l’altro proclamava la necessità di una organizzazione sindacale autonoma ed indipendente dalle Confederazioni con delle limitazioni.
Prevalse questa ultima impostazione, fu un compromesso che rese possibile la smilitarizzazione della Polizia di Stato ma sotto il profilo delle libertà sindacali ci lasciò con l’amaro in bocca.
Sono ancora attuali le argomentazioni che indussero a questa scelta penalizzante per i poliziotti?
Penso che non fossero attuali nemmeno all’epoca: È evidente, infatti, come l’idea di un sindacato autonomo e chiuso abbia sostanzialmente contraddetto le ragioni del movimento che ha portato alla legge di smilitarizzazione della Polizia, le cui finalità erano quelle di una democratizzazione dell’apparato ed il recupero dell’efficienza, attraverso una maggiore integrazione con la comunità circostante, ed un rapporto di migliore fiducia e collaborazione con i cittadini. Essa, peraltro, ha radicalmente contraddetto le esperienze già vissute di intenso dialogo con le Confederazioni.
E perché si arrivò a queste limitazioni?
Si riteneva fondamentale allontanare i poliziotti dalla politica e si riteneva che i sindacati confederali fossero troppo influenzati dai partiti politici. Vi era il timore che una polititicizzazione dei poliziotti anche in via indiretta potesse indebolirne l’efficacia. E’ un argomento detestabile ora come allora: si fonda sulla convinzione che la tutela della sicurezza dei cittadini richieda strutture autoritarie ed estranee alla dialettica democratica e che la democraticità dei partiti e dei sindacati possa essere un ostacolo.
Pensi che questo modo di considerare la sicurezza ed i suoi operatori sia ancora diffuso nel paese?
Assolutamente no, l’esperienza di questi anni e l’autorevolezza e la serietà dei sindacati di polizia, oltre che l’effetto positivo della smilitarizzazione sotto il profilo dell’efficienza della Polizia, abbiano dimostrato che l’ordine democratico sia più facilmente tutelabile se esso viene riconosciuto come tale da chi è chiamato a difenderlo. Ed è solo attraverso organizzazioni democratiche, come il sindacato, che si può favorire una solida coscienza politica democratica.
In fondo le corporazioni, rappresentanze non democratiche dei lavoratori, sono state l’anticamera del totalitarismo.
Quindi consideri la L. 121 soltanto un passaggio verso la piena realizzazione di una polizia democratica?
Assolutamente si per questo attendo con interesse la pronuncia della Corte Costituzionale nella questione sottopostagli dal Consiglio di Stato. In fondo gli stessi argomenti che impediscono la sindacalizzazione dei militari, sono all’origine della libertà sindacale limitata che hanno i poliziotti.
Dal 90 poi non esiste più il divieto per i poliziotti di iscriversi a partiti politici, non si capisce perché debba mantenersi il divieto di sindacati organici alle Confederazioni, se mi consenti il francesismo e una cavolata incommensurabile.
E’ una battaglia di dignità e di assoluta importanza: prima di essere poliziotti siamo cittadini e quindi titolari dei diritti fondamentali come quello previsto dall’art. 38 della Costituzione sulla libertà sindacale.
Pensa a quale enorme beneficio in termini di incisività ed emancipazione democratica potrebbe essere la rimozione dei limiti imposti dagli art.li 82 ed 83 della 121. Poter aderire alla Confederazioni, poter determinare le scelte che davvero contano in materia di sicurezza attraverso le RSU o il diritto di sciopero. Ma mi spingo oltre, vorrei vedere i sindacati pienamente rappresentati anche nel Consiglio di Amministrazione come avviene in Germania.
Addirittura?
La chiamano Mitbestimmung, che significa letteralmente co-decisione, e non cogestione, come erroneamente si traduce in Italia. Da 60 anni la Mitbestimmung costituisce un riferimento unico in Europa e nel mondo:
Senza democrazia, senza partecipazione dal basso, senza condivisione delle strategie, l’organizzazione del lavoro perde senso esistenziale, intelligenza, valore ed efficacia.
Sono prospettive entusiasmanti ma intanto a che punto siamo secondo te in questo percorso per rimuovere questi limiti anacronistici dei sindacati di polizia.
E’ un muro che sta crollando, un botta gli è stata assestata dalla smilitarizzazione del Corpo degli Agenti di Custodia, con quella legge non si sono voluti introdurre limiti alla libertà sindacale.
Poi le modifiche all’art. 83 della 121 introdotte nel 2013, costituiscono un passo molto importante riconoscendo anche ai poliziotti in quiescenza il diritto di iscriversi ai sindacati di polizia e di dare il loro contributo: è uno spiraglio importante che è necessario valorizzare quanto più possibile.
Come tutte le innovazioni ha ingenerato qualche perplessità come è noto, anche nella nostra organizzazione, la possibilità riconosciuta dalla legge di partecipazione sindacale ai pensionati della polizia.
Mi verrebbe da dire che sia una cosa normale che una novità induca riflessioni, ma questo è il risultato di una lunga battaglia di dignità e di democrazia ed un obbiettivo strategico della Uil Polizia per cui francamente non comprendo quali riserve possano esserci verso la conquista di uno spazio di libertà sindacale maggiore.
Prima di questa importante novità, il divieto di affiliazione con le confederazioni poneva il pensionato della Polizia di Stato nella condizione di non poter partecipare alla vita sindacale se non attraverso l’iscrizione alle specifiche categorie di pensionati delle Confederazioni. La separazione imposta dalla legge delle Confederazioni stesse con i sindacati di Polizia, determinava quindi la perdita di contatto del pensionato della Polizia di Stato con il suo mondo non potendo più dare il contributo alla dialettica democratica interna all’ambito della Polizia di Stato. Nelle Confederazioni poi la categoria dei pensionati trova un raccordo politico con tutte le altre categorie in un unico indirizzo politico generale rappresentato dagli organismi confederali, con tutte le categorie tranne che con quella dei poliziotti, ancora purtroppo ghettizzati non potendosi affiliare o avere rapporti organizzativi con le confederazioni stesse.
Questi temi dunque saranno oggetto inevitabilmente dei lavori del II Congresso della Uil Polizia?
Certo e ne sono davvero felice, sarà tornare ai gloriosi giorni della nascita del sindacalismo della Polizia di Stato, mi farà sentire più giovane e certamente avrà un impatto rigenerante su di me e su tutti noi. Sarà anche un modo per volare un pochino alti, oltre le rivendicazioni e le tematiche di attualità per la categoria, importantissime e vitali in questo momento, ma il percorso tracciato da chi ci ha preceduto per la conquista della nostra dignità di cittadini prima che di poliziotti, non va assolutamente interrotto e va portato a compimento prima di tutto per il nostro Paese che merita una polizia pienamente democratica.
Consentimi di salutare e ringraziare pubblicamente tutti gli amici, gli iscritti ed i quadri sindacali delle nostre provincie per il loro lavoro instancabile per rilanciare e promuovere le iniziative del nostro sindacato. A loro voglio augurare Buon Congresso e Buon Sindacato a tutti.