UIL Polizia Magazine nr.1 – Il Whistleblowing ed i figli di Maria

 

Tizio, Ispettore Superiore Vice Comandante di una sottosezione della Stradale di un Compartimento, rilevando delle anomalie nell’utilizzo di un’autovettura di servizio da parte del suo Comandante, informa il Dirigente della Sezione. Apriti cielo!!! Il collega viene fatto oggetto di una serie di atti ritorsivi che si concludono con la sua movimentazione interna in un ufficio burocratico. Oggi isolato e relegato a mansioni estranee al suo profilo professionale ed alla sua esperienza pluriennale di investigatore subisce pure la sistematica umiliazione essere di fatto impedito a sostituire il Comandante.

In assenza di esso infatti, vengono inviati, anche in missione, tanto paga Pantalone, altri colleghi del Compartimento, più anziani di lui, per assumere il comando pro tempore della sottosezione, funzione di cui è ritenuto indegno!

Questo è soltanto l’ultimo dei numerosi casi che abbiamo esaminato e sottoponiamo all’attenzione del Capo della Polizia per un urgente intervento.  Le molte vicende analoghe a quella che vede coinvolto il collega della Stradale, sembrano avere un unico comune denominatore: nella nostra Amministrazione “CHI FA LA SPIA NON E’ FIGLIO DI MARIA” e deve andare da “QUELL’OMONE CHE SI CHIAMA THOR”.

Eppure la prevenzione degli illeciti e la moralizzazione della P.A. sono oggi un obbiettivo prioritario da perseguire nel nostro Paese. L’opera incessantemente svolta dall’ANAC negli scorsi anni, concretizzatasi anche in precise linee guida suggeriscono azioni ispirate alla massima tutela dei dipendenti che con coraggio, spirito di servizio e determinazione, segnalano la possibile commissione di illeciti nel proprio settore lavorativo.

Pochi giorni fa il cd. WHISTLEBLOWING (it: soffiata) è stato definitivamente approvato dal Parlamento Italiano. Uno strumento che introduce tutele concrete per la salvaguardia di chi denuncia illeciti sul proprio posto di lavoro ivi compresa la garanzia della tutela della propria identità.

Tuttavia nella nostra comunità, denunciare illeciti, anomalie, sprechi, aree di previlegio, violazioni contrattuali significa troppo spesso essere percepiti come delatori in una sorta di autoalimentazione continua di una cultura resistente ad ogni espressione di trasparenza richiusa a guscio in una dimensione gerarchica ove l’unico controllo possibile è ritenuto essere quello burocratico che, è sotto gli occhi di tutti, è troppo facilmente aggirabile.

Eppure, grazie alla presenza delle organizzazioni sindacali la Polizia di Stato, oggi, è piena di individui che troverebbero normale discutere apertamente di irregolarità e anomalie prima che il livello di guardia di una criticità venga superato, ma molti sono ancora i muri di gomma corredati dai rituali atti di rappresaglia contro chi trova il coraggio di mettere in discussione comportamenti e pratiche scorrette.

Chi lo fa, anche in forma riservata, non è un delatore, non è animato da intenti riprovevoli e certamente è una persona che rischia, che si espone a ritorsioni ed allo stigma dello “spione”: tutto per amore della verità, della legalità, della funzionalità della Polizia di Stato e per adempiere, senza tema di retorica, ad un giuramento prestato ed al relativo solenne impegno ad essere paladini della legalità e non ostacolo alla sua affermazione.

Il rimedio per non dover usare sistemi e metodi del genere è solo la riconquista di una dimensione più intensamente comunitaria, intendendo con ciò il riprodursi di un senso di responsabilità collettiva a tutti i livelli.

In questa fase di azione sociale che si affievolisce, noi come Sindacato autenticamente riformista che vuole determinare un processo di ridefinizione dell’identità sindacale non ci lasceremo scappare l’occasione e gli strumenti offerti dalla nuova legge sul Whistleblowing.

Il nostro obbiettivo è quello di lanciare la sfida della trasparenza e della legalità fino in fondo certi che, con comportamenti corretti e trasparenti, la nostra Amministrazione potrà finalmente orientarsi maggiormente al merito ed alle capacità professionali.

Il rischio di una perdita di consenso e di autorevolezza dei sindacati della Polizia di Stato, percepiti come soggetti corporativi che difendono l’esistente, deriva secondo noi anche dalla scarsa propensione ad assumere posizioni forti in casi come quelli di cui abbiamo parlato, che sono purtroppo molto diffusi e troppo poco approfonditi.

Su questi temi ci aspettiamo dal Capo della Polizia disposizioni chiare a tutte le articolazioni dell’Amministrazione per determinare una netta inversione di tendenza rispetto all’attuale deriva secondo cui autoconservazione e verticismo burocratico prevalgono sull’affermazione della legalità e della stessa funzionalità della Polizia di Stato.

Tra i nostri obbiettivi prioritari della parte giuridica del rinnovo del contratto, per raccogliere e rilanciare l’impulso del legislatore, vi sarà quello di recepire in nome contrattuali certe ed effettive, i principi della nuova legge sul Whistleblowing e le concrete tutele contro chi segnala illeciti.

E’ quelli che ritengono di essere, solo loro, figli di Maria?   Dovranno farsene una ragione…

 

 

Roma, 27 novembre 2017

                                                                                                         Thor

 

 

Versione PDF Stampabile: editoriale-27-11-2017

 

 

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